Il Comune di Roma fa debuttare le Royalty sul fatturato: un pizzo legalizzato che minaccia la sopravvivenza di Ostia
Il Comune di Roma ha appena introdotto una misura che ha già suscitato forte preoccupazione tra gli operatori del settore balneare: l’introduzione delle Royalty sul fatturato, un’imposta che potrebbe arrivare a 30 punti percentuali, un vero e proprio “pizzo legalizzato” mai visto prima. Le nuove normative hanno sollevato numerosi interrogativi, tra cui la pericolosa disparità che creano tra i nuovi operatori e le storiche aziende con anni di esperienza.
Il paradosso delle società under 35
In base al nuovo bando, le società giovanili, quelle con meno di 35 anni, si vedono assegnati fino a 10 punti, mentre quelle con esperienza consolidata nel settore balneare, che hanno accumulato anni di pratica e competenza, ottengono un massimo di 5 punti. Questo non solo penalizza l’esperienza, ma sembra voler premiare chi ha meno storia nel settore. Se un giovane imprenditore può vantare una percentuale maggiore di fatturato, un operatore esperto è costretto a limitare la propria offerta per la sua maggiore stabilità economica. Un chiaro esempio di come si stia cercando di distruggere la pari concorrenza tra operatori, favorendo un accesso facilitato a chi ha meno investimenti alle spalle.
L’effetto devastante sui prezzi e sulla concorrenza
Questa decisione avrà sicuramente un impatto diretto sui prezzi dei servizi balneari. I nuovi operatori, con concessioni triennali e margini di profitto più stretti, saranno costretti ad aumentare i prezzi per recuperare gli investimenti fatti. Le piccole realtà storiche, che già operano con margini più contenuti e un’esperienza consolidata, rischiano di essere soffocate dalla concorrenza di chi, con una realtà appena avviata, potrà permettersi offerte più aggressive sul mercato. L’inevitabile risultato? Aumenti dei costi e un abbassamento della qualità del servizio.
La stagione 2025 è a rischio
Il timore di non riuscire a completare i lavori in tempo per la stagione 2025 è concreto. Se il bando non venisse bloccato dai balneari con azioni legali, i cittadini di Ostia rischiano di trovarsi senza alcun stabilimento aperto la prossima estate. Le tempistiche per l’assegnazione dei lotti e per la messa in opera delle strutture sono troppo strette: i lotti verrebbero assegnati a maggio, un mese troppo tardi per poter preparare adeguatamente gli stabilimenti e per mettere in sicurezza una stagione turistica che a Ostia significa vita.
L’incertezza e il rischio di una città che muore
Le domande sono molte e le risposte scarse: come garantire la sopravvivenza delle strutture già esistenti, che rischiano di essere smontate dai gestori attuali? Cosa resterà di Ostia se le nuove concessioni porteranno via tutto ciò che è stato costruito con anni di duro lavoro? La sensazione è che questa amministrazione stia spingendo Ostia verso un inesorabile declino, senza preoccuparsi delle conseguenze. A pagarne il prezzo, oltre agli operatori, saranno anche i cittadini e le famiglie che dipendono direttamente dal turismo e dalle attività balneari.
La lobby e le vere intenzioni del Comune
C’è chi sostiene che questa operazione non sia altro che una manovra per eliminare o limitare la concorrenza in favore di una nuova generazione di operatori, pronti a entrare nel mercato con investimenti freschi ma senza esperienza. È difficile non vedere dietro queste scelte l’influenza di potenti lobby, che potrebbero trarre vantaggio dalla creazione di un mercato completamente ristrutturato. Tuttavia, le promesse del Comune che affermano di voler dare priorità all’esperienza nel settore sembrano essere ben lontane dalla realtà, dove l’esperienza rischia di essere completamente ignorata.
La città di Ostia a rischio estinzione
Se il bando andasse avanti e non venisse fermato da ricorsi al TAR, il rischio che Ostia venga letteralmente abbandonata a sé stessa è concreto. Le strutture potrebbero rimanere senza concessioni e gli operatori storici, che da anni alimentano l’economia locale, si troverebbero senza alcuna protezione. Ma ciò che preoccupa maggiormente è l’impatto sulle famiglie ostiensi, che rischiano di non avere più un’occupazione, e sui giovani che lavorano negli stabilimenti balneari, che non avrebbero più un reddito per sopravvivere. La città, già segnata da crisi sociali e occupazionali, rischia di morire definitivamente tra il caos e l’abbandono.
La follia di questa amministrazione
L’amministrazione comunale sembra completamente sorda alle esigenze dei cittadini di Ostia. Nessuna garanzia concreta per la stagione 2025 e nessuna volontà di ascoltare le voci di chi da anni lavora in questo settore. Anzi, si tenta di imporre una riforma senza tener conto delle leggi nazionali e della realtà del territorio. Roma, infatti, sembra avere poco interesse per ciò che accade a Ostia, trattando la città come una periferia da sacrificare per fini economici e politici.
La situazione è critica e i cittadini di Ostia hanno pochissimo tempo per fermare questa follia amministrativa. Se non interverranno subito con azioni concrete, il rischio è che la città, insieme alla sua storica tradizione turistica, scompaia per sempre.
Si sta davvero restituendo il favore alla Raggi? Il sospetto che dietro il bando per i balneari di Ostia ci sia una manovra politica
Ma è davvero così difficile credere che dietro il nuovo bando per i balneari di Ostia si nasconda una manovra politica? Non è forse plausibile che questa amministrazione stia semplicemente restituendo il favore all‘ex sindaco Virginia Raggi, che, in fase di ballottaggio, aveva esplicitamente chiesto di avere voce in capitolo sulle politiche riguardanti il litorale romano? Se così fosse, sarebbe un altro capitolo di una trama che ha tutto l’aspetto di una vendetta politica, con un prezzo ben preciso: l’eliminazione degli storici balneari di Ostia per fare spazio a chi ha fatto lobbying tra le stanze di Ferrara e company.
Non è un segreto che, durante la campagna elettorale, Virginia Raggi avesse sollevato la questione dei balneari di Ostia, presentandola come una delle sue priorità. È molto probabile che, per garantirsi i voti decisivi per Gualtieri al ballottaggio, abbia preteso l’attuazione di alcune sue politiche, tra cui proprio quella di “radere al suolo” il settore balneare per fare spazio a chi, probabilmente, ha buoni rapporti con i potenti di turno. E qui si inserisce un dubbio legittimo: c’è davvero un interesse pubblico alla base di questo bando, o c’è solo la volontà di accontentare chi, da dietro le quinte, ha mosso le leve giuste?
La questione è delicata e inquietante. Se l’intento fosse quello di liberare Ostia dalle vecchie concessioni e di rinnovare il settore, allora perché non garantire un’equa concorrenza tra gli operatori storici e i nuovi? Perché premiare con 10 punti le società under 35 e penalizzare quelle con esperienza consolidata? È possibile che dietro queste scelte si nasconda un preciso intento politico e non solo la volontà di fare il bene della città?
Il sospetto che dietro questa riforma ci sia una logica clientelare, che vada a favore di chi ha fatto lobbying per anni, è più che legittimo. In fondo, la politica ha sempre avuto il suo gioco di alleanze e favori, e se davvero il sindaco Gualtieri avesse promesso a Virginia Raggi l’applicazione del suo programma in cambio di sostegno, Ostia rischia di pagare il conto.
La storica casetta di Ostia: un simbolo abbandonato e occupato, mentre l’amministrazione non interviene
Intanto, mentre si parla di rinnovamento e Casetta, un tempo cuore pulsante delle attività balneari e turistico-culturali della zona, è oggi abbandonata e occupata, senza che l’amministrazione prenda provvedimenti concreti. Un luogo che ha rappresentato per decenni un punto di riferimento per i cittadini e per i turisti, oggi giace in uno stato di totale abbandono. Nessuna azione, nessun bando, nessuna volontà di recuperare un patrimonio che, seppur fatiscente, porta con sé la storia di Ostia e della sua gente.
Ci si chiede come sia possibile che, in un momento in cui il Comune di Roma sembra tanto attento a ridefinire le regole per il futuro degli stabilimenti balneari, un luogo così emblematico resti nell’incuria. L’occupazione della casetta non è un mistero per nessuno, ma le istituzioni, pur essendo al corrente della situazione, non sembrano mostrare l’urgenza di intervenire. Non è solo una questione di legalità, ma anche di rispetto per la memoria storica di Ostia. La Casetta, che avrebbe potuto essere un simbolo di rinascita e di valorizzazione del litorale, è invece lasciata al suo destino, in un contesto in cui l’amministrazione sembra focalizzarsi su ben altre priorità.
Il paradosso di un Comune che guarda al futuro, ma lascia marcire nel presente ciò che di importante è ancora lì, a portata di mano.
La vicenda della Casetta non è solo una questione di edilizia o urbanistica, ma diventa simbolo di un’amministrazione che sembra essere incapace di prendersi cura della propria storia e del proprio patrimonio.
Ostia: l’unica salvezza è diventare comune?
Tra difficoltà economiche, problematiche legate alla gestione delle risorse e un’amministrazione comunale che sembra distante dalle reali esigenze della zona, cresce tra i cittadini l’idea che forse l’unica via d’uscita sia separarsi definitivamente da Roma e diventare un comune autonomo.
Con 90.000 residenti, Ostia ha tutte le potenzialità per gestire le proprie risorse in modo indipendente, decidendo in prima persona sulle politiche locali che riguardano il turismo, l’ambiente, e i servizi alla comunità. Staccarsi da Roma potrebbe permettere a Ostia di rilanciarsi, gestendo meglio le sue peculiarità, la sua storia e il suo potenziale economico, senza subire le decisioni di un’amministrazione che spesso sembra non tenere conto delle necessità specifiche del litorale.
Ma la domanda è: sarà mai possibile una separazione amministrativa da Roma, o Ostia continuerà a vivere nell’ombra di una capitale che sembra ignorarla? Solo il tempo lo dirà…
Mauro Delicato
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