L’ARCHITETTURA DI OSTIA
RACCONTI DI PIETRA E DI MARE: L’ARCHITETTURA DI OSTIA
Nessuno ne parla e pochi ne sanno più di qualche nozione, magari tramandata di generazione in generazione. Eppure, Ostia racchiude un patrimonio architettonico di pregio assoluto, spesso trascurato: un intreccio di stili e influenze che riflette le ambizioni di un passato di grandi ambizioni che oggi purtroppo paiono smarrite. Negli anni Venti e Trenta, quindi praticamente un secolo fa, ad esempio, questo quartiere marittimo si sviluppò come un laboratorio urbanistico unico, dove Razionalismo, Art Déco e Liberty si incontrarono per lasciare tracce ancora visibili. Ogni edificio, dagli stabilimenti balneari ai palazzi pubblici, racconta una storia che merita di essere conosciuta.Facciamone una rapida carrellata.
Il Liberty e il Fascino dei Primi Anni Venti
All’inizio degli anni Venti, la città fu influenzata dal Liberty, caratterizzato da decorazioni floreali, mosaici raffinati e balconi in ferro battuto. Questo stile, promosso da architetti come Giulio Magni, lo si ritrova ancora in alcune villette storiche che impreziosiscono sia il lungomare sia le vie interne della città. Gli edifici liberty erano un sogno borghese, spesso finanziato da romani facoltosi in vacanza: unire bellezza e abitabilità, creando spazi armoniosi che evocavano eleganza e leggerezza.
Il Lungomare e il Boom degli Stabilimenti Balneari
Con il consolidarsi di Ostia come destinazione balneare, il lungomare divenne un luogo di grande sperimentazione architettonica. Il Plinius, costruito nel 1925 e progettato da Vincenzo Fasolo, è uno degli esempi più rappresentativi: le sue linee geometriche e la sua organizzazione spaziale incarnano i principi del Razionalismo, una corrente che stava rapidamente guadagnando popolarità.
Ma il vero protagonista del lungomare era lo stabilimento Roma, inaugurato nel 1928 e progettato da Duilio Cambellotti. Questo autentico colosso rappresentava l’idea di Ostia come località balneare d’eccellenza. Con le sue maestose facciate, le terrazze affacciate sul mare e i suoi spazi dedicati al divertimento, il Roma non era solo uno stabilimento balneare: era un centro di vita sociale, con ristoranti, sale da ballo e persino aree per spettacoli all’aperto. Tuttavia, lo stabilimento subì pesanti danni durante la Seconda Guerra Mondiale, quando le truppe tedesche in ritirata distrussero numerose infrastrutture del litorale per impedire l’utilizzo da parte degli Alleati. Nonostante alcuni tentativi di recupero nel dopoguerra, il Roma cadde in rovina e venne infine demolito negli anni Cinquanta, lasciando un vuoto sia fisico che simbolico nella memoria di Ostia.
Il Kursaal: Eleganza e Simboli
Il Kursaal, inaugurato nel 1927 e progettato da Enrico Del Debbio, rappresentava il cuore pulsante della mondanità di Ostia. Con i suoi dettagli Art Déco e la celebre ruota panoramica, installata nel 1941, era un luogo dove il mare incontrava il glamour. La ruota, alta oltre venti metri, regalava una vista mozzafiato e divenne uno dei simboli più riconoscibili della cittadina.
Durante la Seconda Guerra Mondiale fu smantellata, ma venne ricostruita negli anni successivi, diventando un’icona delle estati romane negli anni Sessanta. Oggi, il suo ricordo persiste, evocando l’atmosfera spensierata e sofisticata di quel periodo, ma del futuro della Ruota e dei progetti di recupero non v’è certezza.
Case a Tolda e Architettura Residenziale
Mentre gli stabilimenti dominavano il lungomare, l’edilizia residenziale di Ostia sperimentava nuove idee. Negli anni Venti e Trenta, architetti come Giulio Magni, Mario Marchi e Adalberto Libera crearono abitazioni che si ispiravano al design nautico. Le case a tolda, con terrazze che evocavano il ponte delle navi, rappresentavano un nuovo modo di vivere il mare, non solo come vacanza, ma come stile di vita quotidiano. Queste abitazioni, costruite con materiali allora innovativi come il cemento armato, combinavano funzionalità e modernità, rispecchiando lo spirito del tempo.
Il Razionalismo degli Anni Trenta
Con l’avvento degli anni Trenta, lo stile Razionalista si affermò definitivamente, lasciando un segno profondo nell’architettura di Ostia. Il Palazzo del Governatorato, completato nel 1927 e progettato da Alberto Calza Bini, è uno degli esempi più significativi di questa corrente: austero, imponente, e concepito per rappresentare l’ordine e l’efficienza del regime. L’uso di linee essenziali e volumi geometrici ne fa un manifesto del cambiamento estetico e ideologico dell’epoca.
Le Colonie Marine: Architettura e Società
Un altro esempio del Razionalismo è la Colonia Marina Vittorio Emanuele III, progettata da Vincenzo Fasolo e completata nel 1933. Questo edificio, destinato ai soggiorni estivi dei bambini meno abbienti, univa funzionalità e monumentalità. Con la sua simmetria rigorosa e i grandi spazi interni, la colonia rappresentava non solo un’opera architettonica, ma anche uno strumento di propaganda sociale.
Il Palazzo delle Poste: Un Gioiello Decorativo
Completato nel 1934 e progettato da Adalberto Libera, il Palazzo delle Poste è un esempio straordinario di come funzionalità e arte possano convivere. Le sue linee essenziali e la simmetria rigorosa incarnano lo spirito del Razionalismo, ma è all’interno che il palazzo rivela il suo lato più sorprendente.
I mosaici policromi che adornano le pareti principali sono opere d’arte che celebrano il progresso tecnologico e l’importanza delle comunicazioni. Questi mosaici, realizzati con tessere vivaci, raccontano una storia di modernità e innovazione. La luce naturale, filtrata dalle ampie vetrate, esalta ogni dettaglio, trasformando gli ambienti in spazi di grande impatto visivo.
Ostia e il Cinema: L’Incanto sul Grande Schermo
Infine, il cinema. A dispetto della trascuratezza con cui dopo gli anni d’oro che abbiamo raccontato, anche nel dibattito culturale nazionale, si è trattato il patrimonio artistico e architettonico di questo che dopotutto è un avamposto di Roma sul mare, Ostia è diventata un luogo dell’immaginario, spesso immortalato sul grande schermo. Negli anni Cinquanta e Sessanta, ad esempio, il litorale divenne un set naturale per film come Domenica d’Agosto di Luciano Emmer e La Spiaggia di Alberto Lattuada. Registi come Fellini e Antonioni hanno sfruttato la malinconica bellezza di Ostia per raccontare storie di contrasti sociali e cambiamento.
Gli esempi sarebbero molti, fino alla moderna serialità delle piattaforme. Di certo c’è che gli stabilimenti, il lungomare e persino i dettagli architettonici meno visibili sono diventati protagonisti silenziosi di un cinema che ha saputo catturare l’essenza di Ostia e delle sue trasformazioni oltre ogni superficiale lettura dei media mainstream.
Silvia Bond
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