Ostia commissariata ingiustamente: chi avrà il coraggio di scendere in piazza?
Il commissariamento di Ostia, avvenuto nel 2015 a seguito delle indagini della “Mafia Capitale” e dell’inchiesta “Mondo di Mezzo”, è uno degli episodi più controversi della recente storia amministrativa di Roma. A distanza di dieci anni, le rivelazioni dell’ex prefetto di Roma, Franco Gabrielli, aprono scenari inquietanti sulla vera natura di questa decisione e sulle conseguenze devastanti che ha avuto sulla comunità di Ostia e sul suo tessuto economico e sociale.
Franco Gabrielli: Ostia commissariata per salvare Roma
Gabrielli, che è stato capo della Polizia, direttore dell’AISI (Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna) e del SISDE (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Democratica), ha recentemente svelato un retroscena clamoroso durante la presentazione a Milano del libro *Storie Bastarde*, scritto dal direttore dell’Adnkronos, Davide Desario. In un’intervista senza precedenti, Gabrielli ha spiegato che l’ipotesi iniziale, seppur discussa, era quella di commissariare l’intera città di Roma a causa dei legami della capitale con la criminalità organizzata. Tuttavia, i costi economici e le ripercussioni politiche di tale scelta sarebbero stati devastanti.
“La proiezione ci diceva che commissariare Roma per mafia avrebbe causato un danno pari al 2% del PIL nazionale”, ha rivelato Gabrielli. Queste dichiarazioni fanno capire come le scelte politiche siano state orientate non solo dal desiderio di combattere la criminalità, ma anche dalla necessità di non danneggiare l’intero sistema economico e politico del paese.
In questo contesto, Ostia è stata considerata come il “caso da trattare”. Secondo Gabrielli, seppur con grande difficoltà, l’obiettivo principale delle istituzioni era quello di evitare il commissariamento del Campidoglio. Così, come strategia alternativa, è stato deciso di concentrarsi su Ostia, che, secondo il prefetto, “presentava tutte le caratteristiche di un condizionamento da parte di organizzazioni mafiose”. Una scelta che non ha tenuto conto delle gravi ripercussioni sui cittadini e sulle imprese del litorale romano.
La mafia e Ostia: una storia di danno e difficoltà
Per dieci anni, Ostia è stata etichettata come la “terra della mafia”, con una parte della popolazione e delle istituzioni che si sono trovate a fare i conti con l’etichetta di essere “mafiosi”. Questo ha avuto un impatto devastante, non solo dal punto di vista sociale ma anche economico. Imprenditori, commercianti e famiglie sono stati costretti a fare i conti con una stigmatizzazione che ha portato a un isolamento del territorio e una pesante crisi economica, aggravata dalla difficoltà di attrarre investimenti.
Ma la questione più grave rimane quella della “supercazzola” che, secondo Gabrielli, ha portato al commissariamento: la giustificazione di un intervento per combattere la mafia che, in realtà, aveva scopi politici e strategici più ampi. Un atto amministrativo che ha avuto risvolti drammatici per la vita quotidiana dei cittadini di Ostia, che oggi si trovano a fare i conti con un marchio difficile da cancellare e danni economici che sono ancora visibili.
I cittadini di Ostia: chi restituirà ciò che è stato tolto?
A dieci anni dal commissariamento, i cittadini di Ostia continuano a fare i conti con le ripercussioni di un’azione che ha sconvolto la loro vita. La domanda che si pongono oggi è: Chi restituirà loro ciò che è stato tolto? I danni economici e sociali sono evidenti, ma nessuna istituzione sembra pronta a fare i conti con questa realtà.
Un aspetto importante della vicenda riguarda le manifestazioni che si svolsero all’epoca contro il commissariamento. Migliaia di cittadini scesero in piazza per chiedere il rispetto dei loro diritti e denunciare l’ingiustizia di un intervento che aveva messo in ginocchio il territorio senza un reale fondamento. Le voci di corridoio dicevano che la Digos stava monitorando il comitato “Basta con il commissariamento”, alimentando ancora di più il clima di paura e diffidenza tra i cittadini.
Il Partito Democratico, allora al governo, ha continuato a etichettare come mafiosi chi manifestava contro la decisione, creando un clima di esasperazione che ha ulteriormente aggravato la situazione. Un’operazione politica che, anziché risolvere il problema della criminalità, ha creato divisioni e ha gettato ombre sull’intero territorio di Ostia.
Chi avrà il coraggio di scendere in piazza?
In molti si chiedono se ci saranno ancora cittadini di Ostia pronti a scendere in piazza per manifestare contro un torto che ha segnato profondamente la vita del loro territorio. Il commissariamento del X Municipio, avvenuto a seguito dell’inchiesta “Mondo di Mezzo” e delle accuse di mafia, è stato un colpo durissimo per la comunità locale. Ma oggi, a dieci anni di distanza, il vero danno appare evidente: non tanto per le misure adottate per contrastare la criminalità, quanto per l’ombra di ingiustizia e la stigmatizzazione che ha colpito un’intera cittadinanza.
Il commissariamento di Ostia è stato, per molti, una vera e propria truffa, non solo per i cittadini, ma anche per tutti coloro che hanno perso il loro lavoro o hanno visto distrutti i loro sogni e i loro progetti a causa di una decisione presa in nome della lotta alla mafia, ma che in realtà ha avuto motivazioni politiche e strategiche ben più ampie. C’è chi sostiene che il vero obiettivo fosse quello di fare di Ostia il capro espiatorio di una Roma in crisi, sacrificando un intero territorio per salvare la faccia di un’intera amministrazione. E ora la domanda più difficile: chi avrà il coraggio di scendere in piazza e chiedere un risarcimento?
Il coraggio di chiedere scusa e riparare i danni
Le manifestazioni a favore della restituzione della dignità a Ostia dovrebbero essere la risposta più giusta a quanto è accaduto. Ma questa volta non basta una protesta qualsiasi. La richiesta di risarcimento dovrebbe accompagnarsi a un’altra domanda fondamentale: chi chiederà scusa per aver alimentato per anni l’immagine di Ostia come terra di mafia, trasformando ogni residente e ogni attività economica in un sospetto? Chi avrà il coraggio di chiedere perdono a quelle famiglie, a quegli imprenditori e a quei giovani che sono stati marchiati con l’etichetta di “mafiosi” solo per aver vissuto e lavorato in un quartiere che, purtroppo, ha avuto qualche incidenza di crimine organizzato?
Il commissariamento di Ostia ha infatti avuto effetti devastanti non solo dal punto di vista economico, ma anche sul piano psicologico. Gli imprenditori hanno visto chiudere le proprie attività, i residenti sono stati emarginati, mentre i giornali e i politici di turno hanno lucrato sull’immagine di una città trasformata in simbolo di malavita. A distanza di anni, però, è venuto il momento di rimettere le cose al loro posto. Un’azione pubblica, una manifestazione di piazza, sarebbe il modo migliore per fare chiarezza su quanto è accaduto e per chiedere a chi ha lucrato sulla “Ostia mafiosa” di fare finalmente mea culpa.
Ostia ha Ancora un cuore coraggioso?
Ma c’è un altro grande interrogativo che aleggia su questa eventuale manifestazione: Ostia ha ancora le persone giuste per portare avanti questa battaglia? Ci sono ancora uomini e donne disposti a difendere la propria terra e a lottare per i diritti dei suoi abitanti? Oppure sono rimasti solo mercenari che sfruttano la città per i propri interessi, pronti a fare il gioco di chi vuole continuare a usare Ostia come terreno di conquista politica ed economica?
Ostia merita coraggio, merita cittadini pronti a scendere in piazza per difendere ciò che è giusto. Ma la grande incognita è: quante persone sono ancora disposte a lottare per il loro territorio e quante invece sono rimaste passive, in attesa che qualcun altro faccia il lavoro sporco?
Il Silenzio Come Complicità
Il tempo dirà se la comunità di Ostia sarà in grado di reagire e farsi sentire. Ma se, dopo dieci anni, nessuno avrà il coraggio di parlare, di manifestare, di chiedere il risarcimento per i danni subiti, allora il silenzio diventerà la loro condanna. Perché chi tace davanti a un’ingiustizia del genere non solo accetta il sistema, ma lo rende partecipe della propria vita.
Se chi ha subito il danno non avrà la forza di farsi sentire ora, allora meglio tacere per sempre, perché la loro parola non avrà più valore di un soldo bucato. Ostia ha bisogno di coraggio, di una voce che si faccia sentire, di un movimento che, partendo dai cittadini, chieda giustizia e riparazione. Solo così, finalmente, si potrà chiudere un capitolo buio della storia di questo territorio e guardare avanti con una nuova speranza.
Il futuro: fuoco e fiamme al consiglio municipale di domani
Domani, durante il Consiglio Municipale, ci si aspetta un acceso dibattito, con una possibile richiesta di risarcimento per i danni causati dal commissariamento ingiustificato. A distanza di dieci anni, la verità sembra finalmente venire a galla, ma le domande rimangono: Chi ha pagato per questa decisione? E chi si farà carico delle sofferenze e delle perdite subite dai cittadini di Ostia?
Un fatto che non può passare inosservato è il ruolo del presidente del Municipio, Mario Falconi, che ha avuto il coraggio di mettere nella sua giunta proprio quegli assessori che avevano fatto parte della giunta Tassone, la stessa che aveva gestito il periodo del commissariamento. Una mossa che solleva più di un sospetto, dato il contesto e le circostanze.
Ostia, dunque, ha ancora molto da dire. La sua storia non si conclude con il commissariamento. C’è ancora una lunga strada da percorrere, e la speranza è che finalmente si faccia giustizia, non solo per il bene di Ostia, ma anche per il rispetto che ogni cittadino merita.
Mauro Delicato
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